Nel 1918 Duchamp realizza il suo ultimo dipinto Tu m', in cui riprende e elabora ulteriormente le tematiche che nello stesso periodo sviluppa nel Grande Vetro. All'interno del dipinto (di cui Schwarz, 1974, ha fornito una esauriente e convincente interpretazione) ricompaiono i Rammendi in una strana composizione che voglio analizzare in questo paragrafo. Sulla sinistra del dipinto
e in basso abbiamo una rappresentazione delle sagome dei Rammendi; qui
sembra che Duchamp voglia giocare a carte scoperte: le sagome sono tutte
e tre accuratamente allineate, in modo da evidenziarne le uguali lunghezze.
I Rammendi sono direttamente rappresentati altrove nel dipinto, come
vedremo oltre. Tuttavia Duchamp usa solo due delle tre sagome, la prima
e l'ultima; quella centrale, qui non utilizzata, è la stessa che ci
aveva ingannato nei Tre Rammendi Tipo (forse un'espiazione?) Ricordiamo che abbiamo già osservato la stessa oscillazione fra 2 e 3 come base numerica della ricorsione nelle note della Scatola Verde, dove Duchamp prevedeva solo 8 (=23) Stampi Maschi ( da cui dovevano partire 3 capillari per ogni Stampo) mentre la scelta definitiva sarà 9 (=32, uno per ogni Capillare). Ma questa scelta non è definitiva, come testimonia il ritorno al 2 in Tu m'. Torniamo alla descrizione del dipinto. I Rammendi paiono fluttuare liberamente nella superficie del dipinto. Da essi si dipartono perpendicolarmente dei raggi colorati da cui irradiano delle circonferenze (composti alla Kandinsky, suggerisce Schwarz). I raggi ci danno prospetticamente la dimensione della profondità, e sembrano alludere vagamente a evolute e evolventi di una curva, che Duchamp può aver visto sui testi di geometria. O, seguendo Henderson i raggi con le loro irradiazioni potrebbero essere una allusione alla presenza di Elettricità. In King and the Queen surrounded by Swift Nudes (1912) and the Invisible Worldof Electron dice che:
Considerando la
profondità suggerita dai raggi colorati, la nostra attenzione è attratta
da uno strano quadrilatero sghembo color latte, appena percepibile rispetto
ad uno sfondo quasi del medesimo colore. Notiamo così che le quattro
coppie di Rammendi si dipartono esattamente dai quattro vertici del
quadrilatero, perpendicolarmente ad esso, venendo così a formare uno
strano prisma in prospettiva. Il fatto che rammendi e quadrilatero debbano
essere considerati come un tutto unico è prospetticamente sottolineato
dal comune punto di fuga, posto sul margine inferiore del dipinto alla
destra della mano indicante. Dunque, Duchamp attira la nostra attenzione
sullo strano prisma (vedi Fig. 13).
C'è una interessante
ambiguità (probabilmente voluta) nella scelta del sistema di rappresentazione
di questo strano prisma. Ne abbiamo già indicato l'impianto prospettico
col suo punto di fuga. Ora, secondo le regole della prospettiva, i rammendi
più lontani dovrebbero essere prospetticamente scorciati, ma l'assioma
dei Rammendi tipo impone di conservarne rigidamente le lunghezze. Di
conseguenza, Duchamp non disegna (non può farlo) la seconda faccia del
prisma (parallela alla prima color latte) perché ciò determinerebbe
un secondo punto di fuga, come mostrato in Fig. 14. Ciò comporta una
visione assonometrica e non prospettica.
Dunque il Prisma di Tu m'è rappresentato contemporaneamente sia attraverso un sistema prospettico che assonometrico, e delimita quindi uno spazio ambiguo, che per di più sembra chiuso ma in realtà è aperto. D'altra parte, essendo i Rammendi delle generalizzazioni di segmenti o di rette, c'era daaspettarsi che lo spazio delimitato dal prisma avesse qualche proprietà generalizzata rispetto ad uno spazio ordinario. Ma devo alla acuta capacità di osservazione di Gi Lonardini, mia moglie, la scoperta della principale e straordinaria proprietà di questa regione dello spazio. Per comprenderla dobbiamo volgere l'attenzione alle ombre dei ready-made dipinte nella composizione. A partire dalla
sinistra del dipinto abbiamo l'ombra della Ruota di bicicletta
del 1913 (Fig. 15) (che starebbe per Duchamp,
nell'interpretazione di Schwarz), poi osserviamo l'ombra del Cavatappi
del 1918 (Fig. 16) (secondo Schwarz sarebbe
il fallo dello Scapolo-Duchamp, che desidererebbe consumare l'incesto
violando l'intimità della sposa, e questo sarebbe il significato del
trompe l'oiel dello strappo al centro della composizione) e
infine sulla destra l'ombra della Cappelliera del 1917 (Fig.
17) (essendo appesa al soffitto simbolizzerebbe l'impiccagione
quale punizione per l'incesto, ancora una volta secondo Schwarz). >>Next Figs.
13-17
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